giovedì 7 giugno 2012

Krishamurti: Libertà e Problemi


Saanen, 14 luglio 1964



L’altro giorno stavo parlando di quanto è necessaria la libertà, e con la parola libertà non intendo dire una libertà esterna o fram­mentaria a determinati livelli della propria coscienza. Stavo parlan­do dell’essere totalmente liberi, liberi fin nelle radici della propria mente, in tutte le attività, fisiche, psicologiche e parapsicologiche. 
La libertà comporta una totale assenza di problemi, non è vero? Infatti, quando la mente è libera, può osservare e agire con grande chiarezza; può essere ciò che è senza alcun senso di contraddizione. Secondo me, una vita piena di problemi – che siano di carattere economico o sociale, pubblico o privato – distrugge e impedisce la chiarezza. E si ha bisogno di chiarezza. Si ha bisogno di una mente che vede molto chiaramente ogni problema che sorge, una mente che riesce a pensare senza confusione, senza condizionamento, una mente che è caratterizzata dall’affetto, dall’amore, che non ha mini­mamente a che vedere con l’emotività o il sentimentalismo.
Per trovarsi in questo stato di libertà – che è estremamente difficile da capire e richiede una lunga serie di indagini – si deve avere una mente indisturbata, tranquilla, una mente che funziona nel complesso, non soltanto in periferia, ma anche al centro. 

Que­sta libertà non è un’astrazione, non è un ideale.




Il movimento della mente in libertà è una realtà, mentre gli ideali e le astrazioni non hanno assolutamente a che vedere con esso. Questa libertà ha luo­go naturalmente, spontaneamente – senza alcun tipo di coercizio­ne, disciplina, controllo o persuasione – quando comprendiamo l’intero processo della nascita e della fine dei problemi. Una mente che ha un problema – che è veramente una forma di disturbo – e che è fuggita da quel problema, continua a essere paralizzata, le­gata; non è libera. Per la mente che non riesce a risolvere tutti i problemi man mano che si presentano, a ogni livello – fisico, psi­cologico, emotivo – non può esserci nessuna libertà e, quindi, nessuna chiarezza di pensiero, di vedute, di percezione.

Quasi tutti gli esseri umani hanno problemi. Per problema intendo il protrarsi di un disturbo creato dalla risposta inadeguata a una sfida – vale a dire, dall’incapacità di far fronte a una questione in maniera totale, con tutto il proprio essere – o dall’indifferenza che sfocia nell’abituale accettazione dei problemi e nella rassegna­zione. C’è un problema quando non si riesce a far fronte a ogni que­stione e a portarla a conclusione, non domani né in qualche data a venire, ma mentre si presenta, ogni minuto, ogni ora, ogni giorno.
Ogni problema a qualsiasi livello, conscio o inconscio, è un fattore che distrugge la libertà. Un problema è qualcosa che non comprendiamo completamente. Il problema potrebbe essere il dolore, il disagio fisico, la morte di qualcuno o la mancanza di dena­ro; potrebbe essere l’incapacità di scoprire da soli se dio è una realtà o semplicemente una parola senza fondamento. Ci sono i problemi dei rapporti, sia pubblici che privati, individuali come pure collettivi. Il non capire la complessità dei rapporti umani ge­nera problemi; e quasi tutti noi abbiamo problemi del genere, che causano malattie psicosomatiche e paralizzano la mente e il cuore. Sovraccaricati da questi problemi, ci rivolgiamo a varie forme di fuga: abbiamo il culto dello Stato, accettiamo l’autorità, cerchiamo qualcuno che ci risolva i problemi, ci immergiamo nell’inutile ripe­tizione delle preghiere e dei rituali, cominciamo a bere, ci abban­doniamo al sesso, all’odio, all’autocommiserazione, e così via.
Così abbiamo organizzato con cura una rete di fughe – razio­nali o irrazionali, nevrotiche o intellettuali – che ci permette di accettare tutti i problemi umani che sorgono e, quindi, di rasse­gnarci. Ma questi problemi creano inevitabilmente confusione, e la mente non è mai libera.
Ecco perché ho detto fin dall’inizio che la libertà è una neces­sità. Persino Karl Marx – il dio dei comunisti – scrisse che gli esseri umani devono essere liberi. Secondo me, la libertà è assolu­tamente necessaria – libertà all’inizio, libertà nel mezzo, libertà alla fine – ma la libertà è negata quando mi porto dietro un proble­ma fino al giorno seguente. 

Ciò vuol dire che non devo solamente scoprire come sorge un problema, ma anche come porvi fine com­pletamente, chirurgicamente, in modo che non ci sia la ripetizione del problema, il portarselo dietro, la sensazione che ci penserò so­pra e troverò la risposta domani. Se mi porto dietro un problema fino al giorno seguente, gli ho fornito il terreno in cui mettere le radici, e l’eliminazione di quel problema diventa un altro proble­ma. Quindi, devo agire in maniera così drastica e immediata da porre completamente fine al problema.

Secondo me, come ho detto, la libertà è della massima impor­tanza. Ma la libertà non può assolutamente essere compresa senza intelligenza, e l’intelligenza può entrare in funzione solamente quando abbiamo capito, completamente e da soli, la causa originaria dei problemi. La mente deve essere pronta, attenta, deve tro­varsi in uno stato di ipersensibilità, in modo che ogni problema venga risolto appena si presenta. 

Altrimenti non c’è vera libertà; c’è una libertà frammentaria, esterna, che non ha nessun valore. 

È come un uomo ricco che dice di essere libero. Buon dio! È schiavo del bere, del sesso, delle comodità, di decine di cose. E il povero che dice: “Sono libero perché non ho soldi”, ha altri problemi. Quindi, la libertà e il mantenimento della libertà non possono essere una pura astrazione; devono essere un’esigenza assoluta da parte vostra, in quanto esseri umani, perché potete amare solamen­te quando c’è libertà. Come potete amare se siete ambiziosi, avidi, competitivi?

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